La cataratta è un opacamento del cristallino e costituisce la causa più frequente di grave riduzione del visus. Il cristallino è una lente biconvessa e trasparente la cui funzione principale è quella di far convergere i raggi luminosi sul piano retinico.
Il termine “cataratta” deriva dal greco (in greco “katarraktes”: che precipita) e secondo l'antica concezione si pensava derivasse dalla caduta dal cervello di umori che venivano a depositarsi davanti al cristallino.
La cataratta è una condizione irreversibile, può rimanere stazionaria o evolvere nel tempo. Sebbene possa manifestarsi a qualunque età, è più frequente in età avanzata (il 60% delle persone di età superiore a 60 anni ha sintomi di cataratta). In Italia, secondo i dati del 2016 della Società Oftalmologica Italiana (SOI), vengono eseguiti circa 500mila interventi chirurgici all'anno.
I cambiamenti metabolici dovuti all'età costituiscono il principale fattore coinvolto nella patogenesi della cataratta. L'invecchiamento della lente si associa ad un progressivo decremento della quota delle proteine solubili, ad una riduzione del potassio che si associa ad una riduzione dei processi ossidativi, e alla riduzione delle cellule epiteliali che provoca l'accumulo di acqua tra le fibre. Tra i fattori di rischio troviamo l'esposizione ai raggi UV, la familiarità, dismetabolismi come il diabete, il fumo, carenze nutrizionali, l'uso prolungato di corticosteroidi, precedenti infiammazioni oculari, l'esposizione alle radiazioni ionizzanti.
Esistono numerose classificazioni delle differenti e numerose forme di cataratta. Qui accenneremo alla tradizionale classificazione in rapporto alla sede dell'opacizzazione all'interno del cristallino, analizzando le principali forme cliniche di cataratta e l'associato deficit visivo.
La più diffusa è la cataratta senile, la quale può essere osservata nelle sue differenti forme cliniche. I più frequenti aspetti clinici sono: nucleare, corticale, sottocapsulare.
La cataratta nucleare è caratterizzata da una opacizzazione delle fibre nucleari del cristallino. Questo aumento della densità nucleare può comportare un aumento dell'indice di rifrazione del cristallino e di conseguenza una miopia definita "d'indice". In alcuni casi, nonostante la ridotta sensibilità al contrasto, il paziente può essere in grado di vedere da lontano e da vicino senza l'utilizzo degli occhiali. Talvolta si può associare una diplopia monoculare per la presenza di due diversi piani focali.
La cataratta corticale è dovuta da un'imbibizione delle fibre della corteccia del cristallino. Tali opacità col tempo tendono progressivamente ad estendersi fino ad assumere un aspetto bianco-grigiastro compatto. Col passare del tempo, a seguito di processi di calcificazione e autolisi, si possono osservare la cataratta ipermatura (o bianca) o la cataratta morgagnana (o brunescente o nigra). Questo tipo di cataratta, nelle sue fasi iniziali, si associa spesso ad un senso di abbagliamento riferito dal paziente.
La cataratta sottocapsulare, più frequente posteriore, è secondaria all'opacizzazione degli strati più superficiali della corticale posteriore. E' la cataratta che più precocemente determina una riduzione dell'acuità visiva poichè spesso localizzata in corrispondenza dell'asse ottico.
I disturbi visivi causati dalla cataratta sono vari e possono essere più o meno invalidanti a seconda dei diversi quadri clinici. Il cristallino opacizzato ostacola il passaggio della luce e può cambiare la sua capacità di focalizzare le immagini provocando riduzione del visus, diplopia monoculare, ametropizzazione (miopia "d'indice"), ridotta percezione della profondità, riduzione della sensibilità al contrasto (capacità di leggere caratteri con minore contrasto rispetto allo sfondo), discromatopsia (alterazione della percezione dei colori), abbagliamento, restringimento del campo visivo.
La riduzione della vista evolve solitamente in maniera lenta, soprattutto nelle cataratte senili. Il paziente, anche con cataratta molto densa, riferirà sempre una percezione della luce.
La diplopia monoculare, maggiormente presente nelle fasi iniziali, deriva da una diffrazione dei raggi solari, con conseguente visione di più immagini dello stesso oggetto una volta chiuso l'occhio controlaterale.
La miopia "d'indice", frequente nella cataratta nucleare può raggiungere il valore anche di molte diottrie. Nell'anziano porta ad una riduzione della presbiopia.
La riduzione della sensibilità al contrasto può evolvere separatamente dalla diminuzione dell'acuità visiva. Porta ad un notevole peggioramento della qualità della visione, più che ad un peggioramento della quantità di vista valutata durante l'esame del visus.
La discromatopsia, prevalentemente per i colori violetto e blu, porta ad avere una sensazione di ingiallimento degli oggetti.
L'abbagliamento, frequente nei quadri di cataratta corticale anteriore, è dovuto all'aumento di diffusione della luce ai margini delle opacità.
Il campo visivo, può risultare ristretto, in presenza di opacità periferiche dense. La riduzione di intensità dello stimolo luminoso, al passaggio del cristallino catarattoso, determina un restringimento concentrico dei differenti livelli di sensibilità retinici, provocando un peggioramento del campo visivo.
La cataratta viene oggi rimossa attraverso differenti tecniche chirurgiche che portano all'inserimento di una IOL (IntraOcular Lens) in sostituzione del cristallino naturale. L'intervento chirurgico più utilizzato, nelle sue differenti modalità di esecuzione, è quello di facoemulsificazione, che consiste nella frantumazione ed aspirazione del cristallino, permettendo un notevole miglioramento della funzione visiva.